Opening 16 Marzo 2023
Apertura17 Marzo - 18 Giugno 2023
Magazzini del Sale, Dorsoduro 265 - 30123, Venezia
La mostra personale di Paolo Cirio a Sale Docks affronta la
discrepanza tra dati sul clima e giustizia climatica.
Un approccio concettuale, interventista e digitale all’economia e
alle conseguenze dell’uso dei combustibili fossili, sta alla base
di opere e installazioni presentate a Sale Docks (Magazzini del Sale, Venezia).
Questa rassegna di oltre 10 opere create da Paolo Cirio negli
ultimi due anni, è il risultato di un percorso di ricerca e attivismo
sulla giustizia climatica iniziato nel 2010. I lavori affrontano la
percezione e la rappresentazione della crisi climatica. Dentro
tale crisi, Cirio cerca di delineare un' Estetica Climatica in grado
di integrare aspetti politici, economici ed etici dell’emergenza
planetaria in corso. Utilizzando un approccio investigativo, Cirio
esamina la semiotica e la filosofia di tale Estetica Climatica,
intrecciandole con azioni legali e politiche, con l'obiettivo di
costruire giustizia per gli esseri umani, le specie, e gli
ecosistemi.
Cirio, nel 2021, immagina un tribunale climatico contro le
compagnie di combustibili fossili, creando una serie di opere
d'arte informate dalla sua vasta ricerca in merito. L’artista
evidenzia le prove specifiche che dimostrano la responsabilità
legale che le aziende di combustibili fossili attraverso l’uso di
colori, notazioni e composizioni, ispirando un maggiore
coinvolgimento del pubblico spesso reso difficoltoso dalla
complessità delle informazioni. Utilizzando stampe su tela,
tessuto e carta, Cirio presenta dati scientifici ed economici,
documenti legali e analisi geopolitiche, grafici e foto, studi
biologici e immagini satellitari. Le opere che popolano ilClimate
Tribunal, a Sale Docks, sono altrettante rappresentazioni di
prove, accusatori e accusati, scienziati e attivisti climatici
.
Intervengono in qualità di testimoni, mentre i visitatori
partecipano come membri della giuria che valutano le prove o si
identificano come parte lesa.
Semiologicamente, la mostra Climate Mismatch esamina la
discrepanza tra l'oggetto/soggetto della ricerca e la sua
rappresentazione/percezione. Problematizza come i dati e la
scienza abbiano individuato per molto tempo nell'economia dei
combustibili fossili la causa del cambiamento climatico, eppure
il significato di questi dati manca di un riferimento concreto.
Piuttosto, questa discrepanza tra fatti e azioni ha portato a
travisamenti e incomprensioni, generando confusione che
ancora aleggia nel mondo dell’arte e nella società. Alla
sottovalutazione del riscaldamento globale hanno contribuito la
disinformazione diffusa dalle compagnie di combustibili fossili e
il loro greenwashing, ma non solo. Oggi, le stesse istituzioni che
affermano di essere in prima linea nella difesa del clima, non
menzionano nemmeno l'economia globale dei combustibili
fossili. Le università, le istituzioni culturali, il mondo dell'arte e i
media gestiscono sempre più programmi speciali sul
cambiamento climatico, ma senza esaminarne la causa:
l'industria dei combustibili fossili, che spesso finanzia tali
istituzioni.
La mostra mette in discussione l'etica della rappresentazione
dell'emergenza climatica, esaminando la discrepanza tra dati e
potere, tra fatti e cognizione,tra retorica e realtà. Queste
asimmetrie sono contestate da Paolo Cirio che mira a cambiare
la percezione culturale di questi temi, trasformando i dati in
azione e promuovendo nuove regole per la giustizia climatica.
Cirio critica l'uso di parole blande come “sostenibilità”,
“rinnovabili”, “decarbonizzazione” e “zero netto”, mentre i veri
colpevoli, i dati sui loro profitti, sugli investimenti e sulla storia
delle emissioni di gas serra, sono ancora mascherati. Inoltre,
Cirio sfida anche la discrepanza della rappresentazione nel
settore culturale attraverso una critica istituzionale mondo
dell'arte, sostenendo la necessità di estetiche più efficaci.
In particolare, l’artista si concentra sulla nuova disciplina
forense dell’Attribution Science che è in grado di stabilire
collegamenti tra anomalie climatiche ed emissioni di gas serra.
Quantificare la produzione di combustibili fossili può indicare la
responsabilità legale ed etica delle Carbon Majors. Tuttavia,
queste imprese sono “too big to fail”. Indagare e calcolare le
emissioni di gas serra, senza considerare gli intrecci globali tra
economia e politica, genererà solo un errore, poiché computer e
dati non riescono a misurare e modellare il capitalismo
schizofrenico. In questa nuova era di negazionismo, non è
l'emergenza climatica che viene negata, ma piuttosto le cause e
i colpevoli che vengono mistificati.
Per superare questa discrepanza cognitiva, Cirio trasforma le
informazioni in arte per generare conoscenza, azione, e
cambiamento, mentre indaga sulla finanziarizzazione, la
militarizzazione, la politicizzazione, la dataficazione, e la
normalizzazione dell'emergenza climatica.
March 16th – June 18th
Magazzini del Sale, Dorsoduro 265 - 30123, Venezia
Paolo Cirio’s solo show at Sale Docks addresses the mismatch between
climate data and climate justice.
Conceptual, interventionist, and digital art about fossil fuel economy and its
consequences are presented as visual artworks and installations in the
massive space of Sale Docks at Magazzini del Sale in Venice.
This survey of over 10 artworks created by Paolo Cirio in the last two years are
the result of his research and advocacy around climate justice that he already
began investigating as early as 2010. These works address the perception and
representation of the climate crisis, for which Cirio seeks to outline a Climate
Aesthetics that can integrate the politics, economics, and ethics of the current
epochal planetary emergency. Using an investigative approach, Cirio looks at
the semiotics and philosophy of such a Climate Aesthetics, intertwining it with
legal actions and policy-making, aiming to build justice for humans, species,
and ecosystems.
Cirio established the idea of a Climate Tribunal against fossil fuel companies in
2021 by creating a series of artworks informed by his vast research on the
climate crisis. Cirio highlights the specific evidence that proves the legal
accountability fossil fuel companies have using color, notations, and
compositions, creating greater public engagement with this complex theme.
Using prints on canvas, fabric, and paper, Cirio’s visual art features scientific
and economic data, legal documents and geopolitical analysis, graphs and
photos, biological studies and satellite images. The Climate Tribunal at Sale
Docks unfolds with artworks presented as evidence, plaintiffs and defendants,
climate scientists and activists speaking as witnesses, and visitors to the
exhibition either participate as jury members that assess evidence, or identify
as an injured party.
Semiotically, the exhibition Climate Mismatch examines the discrepancy
between the object/subject of research and its representation/perception. It
problematizes how data and science have been pinpointing for a long time how
the fossil fuel economy has been the cause of climate change, and yet the
meaning of this data lacks a concrete referent. This mismatch between facts
and actions has resulted in misrepresentation and misunderstanding,
generating confusion that still lingers in the cultural world and in society.
It hasn’t only been misinformation spread by fossil fuel companies and the
greenwashing of the business world that has led to the dismissal of global
warming. Today, the same institutions that claim to be at the forefront of climate
advocacy don’t even mention the global fossil fuel economy. Universities,
cultural institutions, the art world, and the media increasingly run special
programs about climate change, but without examining its cause, the fossil fuel
industry, which often even funds such institutions.
The exhibition questions the ethics of representation of the climate emergency,
looking at the mismatch between data and agency, the mismatch between facts
and cognition, the mismatch between rhetoric and reality. These mismatches
are challenged by Paolo Cirio who aims to shift perception, turning data into
action and promoting public policy and justice. Cirio criticizes the use of bland
wording such as sustainability, renewables, decarbonization and netzero, while
the real culprits, their data on profits, investments, and history of carbon
emissions are still disguised. Further, Cirio also challenges the representation
mismatch in the cultural sector through direct institutional critique in the art
world, and he advocates for a more effective Climate Aesthetics.
In particular, Cirio focuses on the new forensic discipline of “Attribution
Science” that is able to establish links between weather anomalies and
greenhouse emissions. Quantifying the production of fossil fuels can point to
the legal and ethical accountability of Carbon Majors companies. Yet, they are
too big to fail. Investigating and computing greenhouse emissions without
considering the politics of the global economy in the equation will only generate
a data crash, as computers and data fail to measure and model schizophrenic
capitalism.
In this new era of denialism, it is not the climate emergency that is being
denied, but rather the causes and the culprits that are mystified. To overcome
this cognitive mismatch, Cirio turns information into art for generating
knowledge, agency, and change, while investigating the financialization,
weaponization, politicization, datafication, and normalization of the climate
emergency.
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